mercoledì 18 dicembre 2013

COPPIA TREVIGIANA BLOCCATA IN CONGO, CANER A KYENGE: “RISOLVA LA SITUAZIONE, O SE NON CONTA NIENTE SI DIMETTA”

Francesca e Marco, trevigiani bloccati in Congo
“E’ del tutto evidente che il ministro Kyenge a novembre è andata in Congo solo in gita, e che il suo dicastero che il suo dicastero, gestito così, oltre che inutile è pure dannoso. Forse se al suo posto ci fosse un ministro qualificato a trattare col governo del Paese africano, e non un’ex clandestina che a tutt’evidenza non ha titolo alcuno a livello diplomatico, non saremmo a questo punto. Tant’è, che di fronte all’impotenza della signora Kashetu e all’inerzia del ministro Bonino, i potenziali genitori adottivi attendono in Congo di poter tornare in Italia con i loro piccoli, e patiscono una situazione aberrante e disumana. Per supplire all’incapacità del  suo ministro, addirittura una senatrice trevigiana del Pd si propone di “commissariarla” e di andare personalmente a Kinshasa per verificare la situazione. Ma ci rendiamo conto? Nemmeno il Congo si fida della Kyenge”. 
Così il capogruppo leghista in Regione Federico Caner in merito alla vicenda della coppia di trevigiani Francesca Bortolin e Marco Morandin, bloccati in Congo da settimane (assieme ad altre 23 italiane) per lo stallo dell’adozione del piccolo Simon, 14 mesi. “Questi giovani subiscono continue minacce da parte della polizia di frontiera, e solo un intervento deciso del Governo italiano potrebbe sbloccare la situazione. Invece la signora Kashetu, adesso che finalmente ha l’occasione di agevolare la vera solidarietà, si limita a incoraggiare l’invasione da parte dei clandestini, e a pontificare su ius soli, quote immigrati nella pubblica amministrazione e tutela dei clandestini (evidentemente il suo unico pensiero), quando un gesto coraggioso come quello di un’adozione internazionale resta nel suo più completo disinteresse. Basta andare in missione in giro per il mondo, e basta vuoti proclami sulla stampa! La Kyenge faccia finalmente ciò per cui è pagata, o altrimenti si dimetta. Sarebbe una presa d’atto della propria incapacità a risolvere questioni cruciali per gli italiani, nonché la conferma che forse nemmeno in Congo la nostra ministra è poi tanto stimata”.

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