“Ci mancava la proposta di cittadinanza onoraria a 1800 bambini stranieri, di cui davvero non potevamo fare a meno. Manildo la pianti con queste bufale, non siamo al mercato delle vacche. Tanto più che il Regolamento cittadino non consente una operazione del genere: gravissimo che un sindaco-avvocato non lo conosca, né si prenda la briga di verificare. Eh sì, perché il testo, agli articoli 2 e 6, recita: ‘La Cittadinanza onoraria attesta l’iscrizione simbolica tra la popolazione della città e stranieri che si siano particolarmente distinti nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'industria, del lavoro, della scuola, dello sport, con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico, con particolare collaborazione alle attività della pubblica amministrazione, con atti di coraggio e di abnegazione civica, che abbiano in qualsiasi modo giovato a Treviso, rendendone più alto il prestigio attraverso la loro personale virtù, sia servendone con disinteressata dedizione le singole istituzioni’. La cittadinanza si conferisce con voto del Consiglio comunale a larga maggioranza o all’unanimità. Perciò se Manildo porterà avanti questo suo progetto, forzando la mano contro il Regolamento comunale, non escludo ricorsi da parte, ad esempio, di consiglieri comunali”. Così il capogruppo leghista in Regione Veneto, Federico Caner, in merito alla proposta del sindaco di Treviso di concedere la cittadinanza onoraria ai 1.800 figli d’immigrati dai 6 anni in su.
“Il tema della vera cittadinanza non è nemmeno di competenza di Manildo, e forse viene agitato allo scopo di nascondere inadempienze su sicurezza, welfare e lavoro. Si dia una mossa in questo senso, invece di deliziarci ogni giorno con dichiarazioni da cabaret buonista, dallo ius soli alla necessità di svuotare le galere (contro il parere del suo guru Renzi). Peraltro la legge nazionale vigente già consente a un figlio di immigrati di essere italiano, se essi hanno richiesto la cittadinanza dopo 10 anni di presenza regolare in Italia. Legalmente quindi, a 6 anni (o già anche alla nascita!) un bambino straniero può essere italiano se i genitori lo vogliono, e questo ben prima della genialata di Manildo. A voler essere precisi – conclude Caner – ci sarebbe da aggiungere che il conseguimento della cittadinanza è la conclusione del processo di integrazione, non l’inizio. È segno di un legame forte col territorio, accettazione di regole del vivere comune, dovere di chi arriva e non di chi ospita”.
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